IL GREMBIULE DI MIA MADRE
Quel giorno venne in Canonica il Vescovo.
Lo accolse mia madre:
Lo salutò,
Gli baciò l’anello,
Lo fece accomodare in studio,
Si prodigò per metterLo a suo agio.
Poco dopo mi trovai solo con lei.
Mi permisi di dirle:
“Mamma, non puoi vestirti meglio?”,
Un po’ mortificata stette in silenzio,
poi mi spiegò:
“Se il Vescovo ha badato al mio grembiule,
sa che tua mamma è una donna di casa”.
In Chiesa durante la Messa
guardavo il Vescovo avvolto nei paramenti:
erano i più belli della sacrestia.
Lo rendevano solenne,
facevano sentire grande il pastore della Diocesi.
L’abito è simbolo della persona:
il saio lo è del frate,
la talare del prete,
la tuta dell’operaio,
il camice bianco del medico.
Gesù indossava una tunica senza cuciture,
Isaia portava il mantello,
Giovanni Battista vestiva peli di cammello.
Mia madre ha sempre il grembiule.
Lo mette al mattino e lo toglie la sera.
Quando è seduta a cucire, diventa il cestello da lavoro.
Quando torna dall’orto, è gonfio di verdure.
Ai fornelli lo usa per non scottarsi.
Al lavello diventa il suo asciugamani.
Nella tasca mette di tutto:
biglietti, bottoni, fermagli,
caramelle, corona del rosario, fazzoletto.
Quando esce per la spesa ,
ne indossa uno più ordinato
e lo porta come se fosse la sua divisa.
Un giorno le chiesi:
“Mamma, perché hai sempre il grembiule?”.
Mi rispose:
“Gesù, quando lavò i piedi ai discepoli,
attorno ai fianchi si cinse un panno”.
Compresi che il grembiule di mia madre
è segno della vita,
che lei va spendendo a servizio di quanti ama.